Afragola. Una lettera particolare per salutare e ringraziare

Ogni anno, terminata la festa, con il rientro del Santo in Basilica sul sito La Voce del Santo pubblico un articolo di sintesi, di augurio, di sprone o di protesta. Quest’anno, a dire il vero, volevo evitare di esprimermi ma in tanti, per interesse o in modo ironico, mi hanno chiesto informazioni su cosa avrei scritto, e allora sono di nuovo qui, per il settimo anno consecutivo, a scrivere un articolo di fine-festa. Stavolta ho ascoltato i tanti desideri dei fedeli, le tante preoccupazioni, le tante speranze riposte in un aiuto concreto che può giungere dall’intercessione del nostro “Munacone” Antonio e allora ho pensato che può essere lui a parlare, in modo indegno sarò la sua mano.

Il Santo ci scrive…

santoMiei cari Amici, si, vi chiamo amici e non devoti perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri (Giovanni 15,14-17). Questo passo del Vangelo di Giovanni riassume al meglio ciò che serve per addolcire il mio cuore e ottenere da me l’intercessione al Padre Celeste. Amatevi gli uni gli altri, è per questo motivo che visito le strade della nostra città e sosto nelle vostre famiglie, perché in quei 7 giorni dinanzi al mio cuore siete tutti uguali: ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, giovani e vecchi, umili e vanagloriosi, sani e ammalati. Vi ho scelti ad essere miei testimoni, ma di una testimonianza non fatta solo di devozione ma di esempio, il frutto che vi chiedo di “portare” è quello della carità. Sono invocato da tutto il mondo come il Patrono dei poveri e dei sofferenti, ecco, i poveri li avete sempre con voi, la mancanza di carità non ha scusanti, anzi nella mia casa prediletta di Afragola, i miei Fratelli Minori, che come me hanno scelto di servire la chiesa nel carisma del serafico padre Francesco, hanno realizzato in questi anni tantissime opere di carità. È nata, decenni fa, una Caritas intitolata al mio nome che offre un pacco alimentare a centinaia di famiglie del nostro territorio, poi è fiorito il Guardaroba di Santa Elisabetta e infine, lo scorso anno, la Mensa per i poveri. Non sapete come sono cari al mio cuore questi vostri fratelli bisognosi e allora vi chiedo di aiutarmi e aiutarli, avete ristorato con dolci e gelati i miei adorati e piccoli “munacielli” vi chiedo durante l’anno di ristorare questi altri figli di Dio. Il Nostro Re Misericordioso ci ha detto: Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? (Matteo 6,25) e allora vi chiedo di seminare, mietere e ammassare per voi e per i vostri fratelli, condividete ciò che avete e allora saremo Chiesa, saremo Famiglia, saremo Figli ed Eredi di Dio.

In questi giorni il tempo non è stato dei migliori, ma l’acqua da sempre rappresenta l’abbondanza, i contadini soffrono per la siccità dei terreni, e tante calamità sono spazzate via da quelle che sono lacrime che cadono dal cielo, pensate a quel celebre romanzo scritto da Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi” nel quale si narra di un miracolo di Dio chiamato pioggia che, in una settimana, può spazzar via una peste tremenda. Di quante pesti è avvilita la natura umana, ecco lasciate a me, con questa pioggia, le vostre pesti quotidiane.

Ora voglio passare a ringraziare tutti i miei figli spirituali, che ascoltano la parola del Vangelo per amore del mio nome. Voglio benedire ed accudire i tanti malati che ho trovato lungo le strade, non potete venire da me e allora sono io che vengo a farvi visita, entro nelle vostre case e fisso il mio sguardo su di voi, vi porto tutti nel cuore. Voglio ringraziare e benedire, in particolar modo, i miei adorati munacielli perché la gioia della fanciullezza conquista il mio cuore e quello del Signore che ebbe a dire: Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli (Matteo 19,14). Dal mattino a notte inoltrata mi hanno preceduto per le strade della città, senza mai stancarsi, intonando canti e urlando il mio nome, li ho visti continuare a camminare anche sotto la pioggia, anzi alcuni pur di non lasciarmi solo si sono “attrezzati” con giubbetti impermeabili. Sarà che tra le braccia porto Gesù nelle sembianze di Bambino ma questi sono i più cari al mio cuore, e quando risalendo sul trono ho visto molti di loro piangere con sincerità ho capito che per loro sarò sempre un buon amico e ascolterò sempre le loro invocazioni e esaudirò le loro richieste ogni volta che il Signore me lo concederà. Una bambina, seduta ai piedi del mio Trono, è stata diversi minuti ad asciugarsi le lacrime e quando sua madre, anch’essa in lacrime, le ha chiesto di venire a salutarmi, un’ultima volta, lei si è rifiutata. Che senso avrei dovuto dare a quel gesto? L’ho compreso immedesimandomi nel suo piccolo cuore, salutarmi era dover accettare di dirmi “arrivederci al prossimo anno” e lei non ha voluto, quel suo rifiuto è stato come dire: “non ho bisogno di salutarti perché anche se ti allontani materialmente da me sei con me sempre, tutti i giorni dell’anno, perché chi ti ama ti porta nel cuore e il cuore batterà amandoti fino all’ultimo giorno della mia vita terrena”.

Grazie di tutto, ci riabbracciamo tra un anno, e ricordate: Afragola è mia e la proteggerò sempre!

                                                                                     Frate Antonio di Padova

One Response to “Afragola. Una lettera particolare per salutare e ringraziare”

  1. Antonio NINA ha detto:

    Sono indegno a chiamarti Santo, ti dico semplicemente Ciao Frate Antonio da Padova. A te affido il grido del mio cuore x la situazione familiare. Dammi la forza di essere rapito dallo sguardo di Cristo che tu stesso reggi nelle tue mani. Dammi la forza di essere rapito dal tuo amore. Tvb Antonio NINA

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