Serva di Dio Antonietta Giugliano

Fondatrice della Congregazione delle Piccole Ancelle di Cristo Re

Antonietta Giugliano, fondatrice delle Piccole Ancelle di Cristo Re, può essere ritenuta la Madre Teresa della Campania, ha guidato per un trentennio una famiglia religiosa, da Lei stessa fondata, destinata alla cura dei vecchi poveri e dei bambini abbandonati. Ancor oggi, la Congregazione, si adopera in varie attività caritative quali: – Assistenza Anziani (Case di Accoglienza per Signore Anziane); – Case per Ferie; – tutela dell’infanzia (Attività Semiconvittuale per ragazzi bisognosi); – insegnamento (scuole dell’Infanzia e Primarie, e Liceo Socio-Psicopedagogico); – Attività Culturale “Lectura Patrum Neapolitana” e Centro Bibliotecario (80.000 volumi); – Centro Diagnostico “San Pio X”; – Mensa per poveri; – orfanotrofi all’Estero. Le Piccole Ancelle di Cristo Re non trascurando preghiera e meditazione sono state scelte da Flora De Santis ad essere le eredi della devozione al Volto Santo di Capodimonte, cui hanno costruito un moderno Santuario, meta di pellegrinaggi da tutto il Sud Italia.

Madre Antonietta Giugliano - Fondatrice Piccole Ancelle Cristo Re

Serva di Dio Madre Antonietta Giugliano – Fondatrice Piccole Ancelle Cristo Re

Antonietta Giugliano, nacque a New York l’undici luglio del 1909, da genitori originari di Afragola (Na), suo padre Francesco, era titolare di una ditta commerciale, sua madre Antonietta Moccia, aveva messo al mondo già due bambine, Rachele ed Amalia. La piccola Antonietta a cinque anni resta orfana di madre e il padre decide di tornare in Patria. All’età di sette anni è affidata alle Suore della Carità del convitto Regina Coeli a Napoli, negli anni dell’adolescenza mentre il padre si risposa con Giuseppina Romanucci, che gli darà altri quattro figli, Antonietta inizia un profondo cammino di preghiera, comincia la lettura assidua dell’Imitazione di Cristo, prega con la Bibbia, e medita la vita di Santa Teresina del Bambin Gesù. Quando compie sedici anni la famiglia la richiama ad Afragola, Antonietta è una ragazza bella e la sua famiglia è ricca, ma lei, seria e decisa nel seguire il Signore, non degna di un’occhiata tutti quei ragazzi che vorrebbero corteggiarla, anzi in quegli anni redige il Regolamento di vita cristiana nel quale stabilisce impegni, esami di coscienza e penitenze. Poco dopo inizia l’amicizia con Raffaelina Tuccillo, a lei Antonietta fa conoscere le proprie intenzioni, cioè vivere in un chiostro lontano e nascosto. Un giorno le due ragazze fanno visita ad una loro cugina, suora missionaria in Francia, Antonietta è incantata da quella serenità, vorrebbe lasciare tutto ed essere missionaria in qualche luogo lontano. Parlando di queste intenzioni con un cugino sacerdote, Don Giuseppe Romanucci, è spinta a riflettere ulteriormente ed è indirizzata al francescano Padre Sosio Del Prete, che del Convento di Sant’Antonio di Afragola era Organista e Vicario.

È l’inizio del 1929, Antonietta deve ancora compiere i 20 anni, poco prima ha perso anche suo padre, ed è erede di un cospicuo patrimonio, di cui non può ancora disporre (la maggior età si raggiungeva a 21 anni). Padre Sosio intanto scruta le intenzioni di Antonietta. Nel maggio del 1930 il buon Padre è sconvolto da un accadimento, mentre sta rientrando in Convento, è invitato da una donna ad andare ad amministrare l’estrema unzione ad una morente, il Padre vi accorre, e trova una povera vecchia sprovvista di tutto, colpito da quella desolazione lascia la donna solo dopo averla vista spirare serena. Qualcosa in Lui è cambiato, chiede al Ministro Provinciale, l’autorizzazione per recarsi presso il sacro monte de La Verna, partito in luglio torna ad Afragola solo in settembre, e vi torna perché ha preso la sua decisione, per fare del bene non occorre andare lontano. Convinto della ferma decisione di Antonietta, la spinge alla strada della Consacrazione, ma questa consacrazione avverrà tra le strade, le affida il compito di curarsi dei vecchi poveri e ammalati della terra di Afragola, in città non c’è Congregazione o istituzione alcuna che si occupi di loro, e i poveretti sono abbandonati a loro stessi in un luogo lontano dall’abitato chiamato Lazzaretto. Antonietta senza esitazione si rimette alla volontà di Dio, ma teme che la sua pochezza e nullità, non le permettano di riuscire nell’impresa. Decisa nel seguire il Signore, si scontra con l’ostilità della famiglia che non accetta la sua scelta, e vorrebbe indirizzarla ad un buon matrimonio. Un fratellastro dalle minacce passa alle percosse, ma Antonietta, ferma nella sua decisione, lascia la casa, e si rifugia presso le Suore Catechiste del Sacro Cuore, della vicina Casoria, in paese scoppia lo scandalo, tutti si chiedono con chi è scappata.  Molti cercano di farle cambiare idea, ma la sua risposta è unica «voglio farmi religiosa, consacrare la mia vita a Lui». Torna ad Afragola ospite dell’amica Raffaelina e, poco dopo, stipula un compromesso per l’acquisto di un fabbricato a pochi passi dal Convento e Santuario di Sant’Antonio. Entrata in possesso dell’eredità lo acquista definitivamente il 31 maggio del 1932Inizia la sua opera, inizia il cammino, a lei il Signore affianca l’amica Raffaelina, poi  Erminia Scafuto, Emilia Moccia e Rosa Loreto, tutte ragazze di buona famiglia. Dopo 6 giorni le ragazze aprono la casa. Il 13 giugno, festa Patronale, giungono in Chiesa folle di pellegrini da tutta la Regione, e le ragazze chiedono l’elemosina dinanzi alla Chiesa, sul portone del fabbricato acquistato intanto hanno posto la scritta «Pro erigendo Istituto femminile del SS. Cuore». Giunge inaspettato e provvidenziale l’aiuto di alcune terziarie francescane, ammirate dalla tenacia di quelle giovani ragazze, mentre la piccola comunità presta servizio a palazzo De Rosa, accudisce i vecchi nel Lazzaretto, apre un laboratorio, un asilo e una scuola di catechismo. Occorre ora ricevere il consenso della Chiesa, il Cardinale Alessio Ascalesi Arcivescovo di Napoli nell’aprile del 1933 visita per la prima volta la casa, vi ritorna nel settembre, e poi numerose volte nel 1934, fin quando il 14 dicembre decide che tutti i vecchi poveri e abbandonati siano trasferiti nella Casa-Ospizio, lui stesso disgustato del luogo chiamato Lazzaretto, lo definì una cloaca. Ormai è deciso, reputa fondamentale la ferma volontà di quelle giovinette nel servire i poveri, e il 20 ottobre del 1935, nella Casa dell’Istituto, consacra al Signore dieci ragazze, Antonietta Giugliano sarà Suor Antonietta di Gesù, l’amica Raffaelina invece diviene Suor Franceschina, assumono come norma di vita la Regola del Terz’Ordine Regolare di San Francesco, e da quel momento ha inizio la vita delle Piccole Ancelle di Cristo Re.

Le difficoltà non accennano ad attenuarsi, anzi più forti divengono le calunnie, «prendetevi le vostre figliuole e portatele a casa vostra. Che devono fare in questo mendicicomio di poveri abietti e luridi alla mercè di una pazza fanatica e di un prete più pazzo ancora?». Crescono parallelamente anche i danni che si cerca di arrecare a questa piccola famiglia di Cristo, dai numerosi furti cui le suore sono vessate, si arriva ad incendiare quella Casa-Ospizio, che con tanta cura e fatica era stata costruita, anche in questo caso la Provvidenza assiste la Madre, gli ingenti danni non provocano vittime tra gli anziani abitanti né impediscono la prosecuzione delle opere di carità. In quegli anni, le opere sono ostacolate anche dai fascisti, desiderosi di entrare in possesso dell’edificio per crearvi la Casa del Fascio, ma niente riesce ad arrestare la tenacia della Madre, che caparbia prosegue la sua opera.

Nel 1937 viene aperta la seconda Casa dell’Istituto a Torre Annunziata. Nel gennaio del 1943 ad Afragola viene eseguito nella Casa-Ospizio un intervento chirurgico d’urgenza ad una ragazza di Casoria, nasce allora l’idea di creare una Clinica, questa intitolata poi al Papa Pio X, sarà gestita per il servizio infermieristico da personale laico e dalle stesse religiose, capeggiate da Suor Franceschina. Lo stesso Padre Sosio, nel Diario-Cronaca dell’Istituto, non manca di ricordare il coraggio di Madre Antonietta, quando sotto il bombardamento delle truppe inglesi, non lascia la Casa, ma continua con un’altra suora a medicare i feriti, che i civili portavano in Ospizio, ed erano cosi numerosi da esser posti anche sulle tavole del refettorio. Ancora una volta la Provvidenza assiste l’opera, le bombe cadono poco distanti ma non recano alcun danno allo stabile, Cristo Re continua a benedire e proteggere le sue giovani Spose. Passata la guerra viene ripresa l’attività espansiva della Congregazione, vengono aperte le Case di Boscoreale, Napoli e Portici (1945), e poi San Giuseppe Vesuviano, Castellammare di Stabia, Frattamaggiore, Lauro di Nola, Scauri e Posillipo. Alla prima attività, quella dell’assistenza agli anziani, la Congregazione associa quella della tutela ed educazione dell’infanzia e della gioventù abbandonata. La guerra aveva fatto nascere in poco tempo una schiera di bambini e ragazzi senza alcuna guida, orfani o in condizioni familiari di grave disagio, mancavano di tutto, e Madre Antonietta non voleva fossero lasciati soli, le Case dell’Istituto si trasformano quindi in case di accoglienza, asili, scuole materne ed elementari, colonie estive per centinaia di bambini e ragazzi. Quest’accoglienza non si ferma al cibo, al vestiario e alle amorevoli cure della Madre, si spinge oltre, si passa all’inserimento professionale dei ragazzi accuditi, allora le case si trasformarono in Centri di formazione professionale nel settore dell’industria, dell’artigianato e del commercio. A Portici al Centro di Formazione fu associato anche la Scuola Marittima Professionale, per la preparazione dei giovani all’attività di Mare, e fu realizzata la scuola di odontotecnica, la prima aperta nel Mezzogiorno.

Padre Sosio Del Prete - Fondatore delle Piccole Ancelle di Cristo Re

P. Sosio Del Prete – Fondatore Piccole Ancelle Cristo Re

Tutto procede per il meglio, fino al mattino del 28 gennaio 1952, Padre Sosio infatti è trovato morto, stroncato dall’angina pectoris, stringeva tra le mani il breviario, Suor Antonietta è privata di un amico, del direttore spirituale, del Co-Fondatore, ed è ormai sola alla guida della Congregazione.

La sua opera e il suo fare però non sono indecisi, continua il cammino, con ancor più fermezza, apre altre Case e, nel 1955, su richiesta di Mons. Adolfo Binni – Vescovo di Nola, si fa carico della costruzione di un Santuario alla Vergine Liberatrice dei Flagelli nel paese di Boscoreale. Antonietta profondamente legata e riconoscente alla Madre Celeste accetta di buon grado e la devozione alla Liberatrice dei Flagelli diviene uno dei punti di spiritualità della Congregazione. La Madre era sempre gioiosa con le consorelle, voleva che le cucine delle comunità fossero luoghi di incontro e condivisione, e voleva che le Sorelle cambiassero spesso i ruoli affidati, mentre per lei accetta gli incarichi più difficili e penosi e non manca di andare ad ordinare le camere delle novizie. Nulla tralasciava, trovava sempre tempo per la preghiera a Gesù Sacramentato nelle Cappelle delle Comunità e non sentendosi soddisfatta pienamente per le cose fatte, non mancava di usare il cilicio o di percuotersi nel nascondimento della cella con la disciplina.

Gli anni sono trascorsi, è l’inizio del 1960, la Madre appare pallida ma non smette di sorridere, non abbandona le faccende quotidiane, continua le visite agli anziani e alle suore ammalate, coccola i bambini, i giorni passano e la stanchezza cresce, quella che sembrerebbe un’influenza è qualcos’altro, lei che non si era mai fermata è costretta a letto, per le Piccole Ancelle sembra una condanna, la madre che amorevolmente le aveva accolte in Congregazione e che per quasi trent’anni aveva guidato quella famiglia particolare, era malata, e lo era gravemente. Come testimoniarono le Suore che l’assistettero, la sofferenza maggiore per Madre Antonietta non era quella fisica, ma la lontananza dalle Opere della Congregazione, quando fu necessario prelevare del tessuto per la biopsia rifiutò l’anestesia e in silenzio offrì al Cristo. Lo stato avanzato della malattia non permise la guarigione e la sofferenza cresceva perché per la sua degenza, nella Clinica della Madonnina a Milano, stava usando soldi che potevano essere destinati ai suoi poveri. Nelle due lettere testamento che scrisse poco prima che la morte sopraggiungesse, lasciava beni, titoli, assegni, polizze e qualunque altra cosa, senza esclusione o riserva alcuna alle Piccole Ancelle, perché potessero continuare le opere di culto, assistenza e beneficenza. 

Venerata immagine della Vergine Liberatrice dai Flagelli

Maria SS. Liberatrice dai Flagelli

In quella del 3 maggio scrive «Mi inginocchio davanti a tutte le mie Consorelle cosi come ebbi modo di fare nell’ultimo Capitolo Generale (…). Se le mie benedizioni valgono alcunché dinanzi al cospetto di Dio, siano invocate su tutte le mie Figliuole le Piccole Ancelle di Cristo Re, mai troppo elogiate e benedette per tutta la ponderosa opera che svolgono silenziosamente ogni giorno. Si mantengano sempre nel nascondimento e nell’ombra chè Iddio preferisce la luce del nascondimento e non il tenebrore del fasto. Siano benedette queste mie Figliuole che sono state la mia vitale passione, la mia gioia, la mia speranza! Siano sempre più benedette quanto più si sforzeranno a vivere secondo Iddio in conformità dell’ideale serafico. Imploro queste benedizioni per me e per loro, per quelle che verranno anche nel tempo, dalla Santissima Vergine Liberatrice dei Flagelli alla Quale intendo che le mie Figliuole siano devote ed attaccate. Alla stessa Vergine SS.ma Maria Liberatrice affido i miei benefattori, i Superiori, gli amici e se ve siano, anche i nemici dai quali intendo avere misericordia e darne. Per questi ultimi non ho mancato di pregare quotidianamente nella Santa Comunione (…)». 

Nei primi di giugno la Madre si aggrava ulteriormente, tornata in Campania, viene portata nella Casa di Portici, lì riceve l’Assistenza materiale di alcune sorelle e quella Spirituale di Padre Giacinto Ruggiero. Il Frate, la mattina dell’otto giugno, va nella camera di Suor Antonietta per chiederle le intenzioni per le quali desiderasse far celebrare la Messa, la Madre rispose «la volontà di Dio», il Frate ripete con insistenza la domanda ma la madre ripete: «Soltanto questo: la volontà di Dio». Poco dopo, mentre il Padre celebrando dice: «sia fatta la volontà di Dio», Suor Antonietta chiude gli occhi e con un sorriso si incammina nel viaggio verso il Suo Sposo e Re. Lascia una famiglia composta quasi 200 tra Suore e Postulanti, 450 anziani e 1500 orfani. Vestita di bianco, con il capo velato di fiori e tra le mani un rosario, viene portata il giorno seguente nel Santuario di Sant’Antonio ad Afragola, il Vicario Generale dell’Arcidiocesi Mons. Erberto D’Agnese presiede il rito funebre, al termine la bara, sorretta dalle sorelle, si avvia per le strade di Afragola, preceduta dalla Banda dei ragazzi di Portici, dagli orfanelli dell’Istituto, dai fratini e canonici, seguito poi da suore, anziani, autorità e popolazione. Il corpo fu portato nella Cappella dell’Istituto all’interno del Cimitero di Afragola. Gli Ordinamenti nazionali e le leggi regionali purtroppo determinarono la chiusura degli otto centri di formazione professionali e della clinica Pio X, questa però nel dicembre 1992 è rinata, nello stesso luogo dell’origine, divenendo una struttura sofisticata ed attrezzata, al passo con i tempi. Il 14 aprile del 1993, Sua Em.za il Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo Metropolita di Milano ha illustrato, presso il Santuario di Sant’Antonio ad Afragola, la figura di Madre Antonietta, trattando il tema «la vita religiosa nella Chiesa». Il 27 maggio successivo il Teologo Bruno Forte (oggi Arcivescovo) ha guidato una veglia di preghiera, e il 4 giugno 1993 il corpo di Suor Antonietta Giugliano fu esumato e traslato, dopo una solenne liturgia presieduta dal Cardinale Michele Giordano, all’interno della Cappella nella Casa-Madre dell’Istituto, dove tutt’oggi riposa.

Iter Canonizzazione della Serva di Dio Madre Antonietta Giugliano

– Il 1 dicembre del 2006, nella Pontificia Basilica e Santuario di Sant’Antonio ad Afragola solennemente è stata aperta, alla presenza del Cardinale Crescenzio Sepe Arcivescovo Metropolita di Napoli, del Cardinale  Michele Giordano Arcivescovo Emerito di Napoli, di Mons. Bruno Forte Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto e di Mons. Luigi Diligenza Arcivescovo Emerito di Capua,  l’inchiesta diocesana Super vita, virtutibus et fama sanctitatis.

– L’8 febbraio del 2008, sempre presso la Pontificia Basilica di Sant’Antonio, si è svolto un Incontro di studio sulla figura della Serva di Dio cui hanno partecipato il Cardinale Crescenzio Sepe, il Cardinale Michele Giordano, l’Arcivescovo Bruno Forte (intervenuto come relatore) e il M.R.P Josè Rodriguez Carballo Ministro Generale dei Frati Minori (oggi Arcivescovo).

– Il giorno 11 dicembre 2010, presso il Tempio del Volto Santo in Napoli, Sua Em.za il Cardinale Crescenzio Sepe, ha officiato al solenne rito di chiusura dell’Inchiesta Diocesana per la Beatificazione della Serva di Dio, attualmente tutto il materiale è presso la Congregazione vaticana per le Cause dei Santi.

– Il prossimo passo è il Decreto col quale Sua Santità Papa Francesco, comproverà le Virtù Eroiche di Madre Antonietta, riconoscendole il Titolo di Venerabile

G.R.

Nell’attesa fiduciosa del riconoscimento della Santità della Madre, le Piccole Ancelle di Cristo Re, continuano nel proprio impegno, sull’esempio luminoso che la Madre ha lasciato. Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare il sito: www.fondatori-pacr.it

Di seguito un video realizzato dal nostro Movimento Culturale alcuni anni fa: