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15 anni di Archivio Afragolese. Uno stralcio dell’intervento di Don Giuseppe Esposito

Riportiamo, di seguito, uno stralcio dell’intervento di Don Giuseppe Esposito, parroco del S.S. Salvatore di Pompei e tra i fondatori della rivista.

Don Giuseppe EspositoQuindici anni di “Archivio afragolese”. Una rivista che, partita dall’occuparsi di storia locale, è passata ad ospitare anche interventi di più ampio respiro storiografico, memore dell’idea per la quale non esistono una storia “bassa” e una storia “alta”, una storia del populus e una storia dei ceti alti, ma che tutta la Storia è una, solo cambia la prospettiva dalla quale la si legge, e la sia interpreta. Quando, a inizio secolo, ci proponemmo l’idea di fondare un Centro studi di storia locale, dovemmo prendere atto dell’assoluta novità di questa nell’ambito del panorama pubblicistico afragolese. Una realtà importantissima, dalla quale prendemmo ispirazione, è la Rassegna storica dei Comuni dell’Istituto di Studi Atellani, fondato dal compianto prof. Sosio Capasso, che ospita interventi provenienti da tutta l’area atellana e non solo. Ma una pubblicazione periodica di storia locale che fosse originaria proprio di Afragola non c’era, e noi fummo i portatori di un esperimento che, a distanza di tanti anni, possiamo dire sia riuscito appieno.

Durante questi 3 lustri, il Centro studi ha organizzato numerose iniziative culturali come convegni, concerti, incontri, dibattiti per sollecitare l’attenzione della cittadinanza e delle istituzioni sulla riscoperta delle proprie radici storiche. Contributi importantissimi sono stati pubblicati su “Archivio”, la rivista del Centro studi: dai rendiconti economici delle tre parrocchie storiche alle descrizioni architettoniche delle stesse, dallo spoglio delle Sante Visite del 1698 e del 1875 alla descrizione di antiche usanze contadine dei secoli passati, dall’excursus sulla storia del giornalismo afragolese al dibattito sull’origine, l’andamento e la fine del feudalesimo medievale in Afragola. “Archivio afragolese” ha costituito in passato, e costituisce ancora oggi, un punto d’incontro di tanti studiosi, anche di generazioni diverse, che vogliono confrontarsi sulla storia locale non solo di Afragola, come dimostrano i recenti interventi sulla contea normanna di Aversa, pubblicati negli ultimi 4 numeri della rivista.

Archivio Afragolese n. 28Non tutto è stato facile, ovviamente: tutti gli inizi sono segnati da ampie possibilità e da ampi margini di miglioramento, ma possiamo dire che l’accoglienza del pubblico in questi 15 anni ci ha fatto continuare con determinazione e sempre più nuova energia. E’ vero, non partivamo da zero: prima di noi c’erano stati i contributi di don Gaetano Capasso, di Luigi Catalano, di Carla Russo, e il lavoro di “archivio” è stato quello di implementare quello di questi studiosi. Soprattutto, ci siamo dedicati alla riscoperta del patrimonio monumentale e archivistico delle parrocchie storiche di Afragola, Santa Maria d’Ajello, San Giorgio martire e San Marco. Questi tre templi, fondati con lo sforzo comune dei nostri avi indipendentemente dal loro ceto sociale, sono scrigni di arte e di cultura non indifferente nell’area a nord di Napoli. Solo per citare alcuni degli innumerevoli esempi che potrei farvi, in Santa Maria d’Ajello conserviamo una stupenda pala d’altare della Madonna assunta in cielo, realizzata nel Cinquecento da Leonardo Castellano, che suscita meraviglia in quanti visitano la chiesa. In San Giorgio conserviamo il sepolcro di Matteo Arcane, dignitario trecentesco della corte angioina, e numerosi lavori di epoca barocca; in San Marco, ancora oggi costituita da linee semplici ed essenziali nella propria architettura, possiamo trovare affreschi cinquecenteschi di notevole caratura artistica. 

archivio afragoleseMa non solo arte troviamo nelle storiche sedi parrocchiali di Afragola: anche una mole immensa di documentazione archivistica, costituita dai registri parrocchiali delle tre chiese, tutti iniziati pressoché nello stesso periodo, all’indomani della fine del Concilio di Trento, nella seconda metà del XVI secolo. I registri parrocchiali costituiscono quelle che, in Archivistica, sono chiamate fonti primarie, cioè le basi di ogni speculazione storica e storiografica. Una fonte primaria è una fonte, scritta, orale o monumentale, di prima mano, e che può essere ricondotta a una specifica genesi storica, cioè chi l’ha scritta, detta o realizzata. Nel caso dei registri parrocchiali, possiamo venire a sapere molto di una data comunità grazie alla loro lettura (…).

Cosa è cambiato dacché iniziammo, a inizio secolo, quest’avventura editoriale, inedita nel panorama afragolese? Molto: “Archivio” ha avuto il merito incontestabile di aprire una strada per quanti sono interessati alla ricerca storica e storiografica, e la sua influenza ha fatto sì che nascessero esperimenti storici locali simili ad esso. Anche questo è un merito del Centro studi e di “Archivio”, carissimi: aver fatto in modo che tanti giovani scoprissero in sé la passione per la Storia, e che contribuissero al lavoro certosino e non facile della ricerca. Perché anche suscitare nelle nuove leve del futuro l’interesse per la Storia, è un modo per preservare la memoria comune di una comunità.

– La trascrizione dell’intervento di Don Giuseppe Esposito è stata curata da Antonio Boccellino