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Kartolina di viaggio dal Cile del Ministro Provinciale Padre Giovanni Voltan

Vi proponiamo, di seguito, una bellissima “Kartolina di viaggio” scritta dal M.R.Padre Giovanni Voltan Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali dell’Italia settentrionale. Con la rubrica Kartolina di viaggio il sacerdote francescano condivide le esperienze delle visite fraterne che compie nelle diverse comunità conventuali sparse in Italia e per il mondo. Stavolta ha raccontato della sua esperienza nel Cile, con la visita fraterna dal 2 al 17 novembre u.s., riproponendo dei passaggi interessantissimi sul significato del “deserto”.

Cile nella calle del convento di CuricòNon è la prima kartolina che invio dal Cile e il rischio che corro è la ripetizione del descrivere cammino e attività dei nostri frati missionari. Son tornato in Cile da poco (per la sesta volta, dal 2 al 17 nov.) per far visita ai frati, come ad ogni autunno (là però è primavera e il “loro” novembre è il “nostro” maggio: mese di Maria, delle rose). Quest’anno avevo il mandato del recente nostro Capitolo provinciale di ascoltare tutti i frati, proporre i tre guardiani (superiori locali) delle tre comunità – Santiago del Cile, Curicò, Copiapò – e del frate Delegato provinciale per il prossimo quadriennio (2017-2021).

Il deserto – ho in mente quello di Atacama ove si trova, a Copiapò, una nostra comunità – può essere l’immagine che racchiude, ancora una volta, la nostra presenza e opera in Cile (dal novembre 1995). Il deserto è immagine di estrema, dura essenzialità e sobrietà: così è la vita della gente, – la maggior parte con pochi mezzi economici, poco sopra la soglia povertà –  e dei frati che la condividono con loro. Deserto è una terra (abitata da nemmeno 20 milioni di persone, un terzo delle quali nella capitale) povera di vocazioni – nonostante, sigh, tanti tentativi – ; una Chiesa  con poche forze e, a volte, con poco credito presso la gente; una crescente indifferenza nei confronti della religione.

Il Ministro Provinciale con gli undici frati del Cile

Il Ministro Provinciale con gli undici frati del Cile

Deserto è guardarsi in faccia: in undici frati missionari (anche qui: tutti titolari, nemmeno l’ombra di riserve; per la cronaca: nove della nostra Provincia religiosa, due della Provincia di S. Giuseppe di Romania), mentre sarebbe ideale avere qualche confratello in più per spartire la vita, il lavoro, il confronto, qualche piccola possibilità di movimento. Deserto è l’essenzialità e la massima valorizzazione di momenti vitali per noi frati come la vita fraterna, la preghiera in comune, l’apostolato condiviso, la relazione buona con i laici. Sono valori che quando si è distante dalla patria valgono il doppio, il triplo. Diventano indispensabili. Deserto è anche e soprattutto speranza: a volta basta una lieve e breve pioggia (è capitato nei mesi scorsi) e le esili radici di variopinti fiorellini nascosti da tanta aridità sbucano d’incanto riempendo di meraviglia orizzonti – fino a quel sbocciare silenzioso – desolati. Piccole e tenaci speranze sono il radicarsi sempre più per far fiorire la missione, la speranza di vocazioni finalmente cilene (timidamente all’orizzonte si muove qualcuno). Deserto è allora mirar el futuro con esperanza, con fiducia incrollabile perché Dio conosce i tempi di nascite e fioriture meglio di noi.

Cile instrumento de tu paz...Accanto ai frati, ho rivisto con piacere la famiglia di terziari francescani “fidei donum” – Salvatore e Angela con i loro bimbi nati in Cile, José e Soave – giunta ormai al termine della loro esperienza missionaria di quattro anni vissuta in una “stazione” a venti km da Copiapò. In collaborazione con i frati, sono stati formidabili animatori del piccolo pueblo di Hacienda S. Pedro. Ora, al rientro, desiderano continuare il cammino di animazione ed evangelizzazione con noi frati, come famiglia missionaria “a km zero”. La loro presenza ricorda che c’è sempre un pezzettino importante di deserto sempre fiorito, come una riserva sicura: la vita buona dei frati (pur essendo a grandi distanze tra loro cercano di trovarsi regolarmente, fare assieme gli esercizi spirituali annuali, ecc.), il molto bene che i laici delle nostre comunità vogliono ai padrecitos, los frailes franciscanos, la vivacità dei gruppi giovanili (per loro diversi incontri, campiscuola, ecc.).

Nel prossimo mese di gennaio arriverà in Cile Papa Francesco. Nel Paese non c’è, per il momento, un gran entusiasmo (molte le critiche sul senso della visita, sui costi, ecc.). Lo slogan scelto per la visita riprende le parole di Gesù – Mi paz les doy – e c’è da sperare che il carisma personale del Papa e soprattutto quello che gli viene dal Signore, possano toccare i cuori e portare la pace “inquieta”  e la gioia del Vangelo. In Cile, in tutto il mondo, ce n’è di bisogno perché tanti deserti tornino a fiorire.

fGv