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Domenica delle Palme

Dall’Omelia di Sua Santità Paolo VI per la Celebrazione Liturgica della Domenica delle Palme:

 “…Che cosa vuol dire «Domenica delle Palme»? Vuol dire che oggi il pensiero della Chiesa è molto interessato a ricordare, a rievocare un fatto nella vita di Gesù molto importante; così importante che riguarda anche noi. Fate attenzione: non si tratta soltanto di un rito commemorativo; cioè di una memoria celebrata per ricordare un episodio della storia evangelica. Lo ricordate l’episodio.

Ingresso Gesù a Gerusalemme

Ingresso Gesù a Gerusalemme

Gesù è a Betania, a pochi chilometri da Gerusalemme. A Betania Gesù aveva risuscitato Lazzaro, fatto questo che aveva commosso il popolo; la notizia aveva prodotto grande meraviglia; e la gente era accorsa per vedere non solo Gesù, ma per vedere altresì Lazzaro, il risuscitato. Vi era una grande folla, anche perché era vicina la Pasqua ebraica, la ricorrenza annuale in cui da tutta la Palestina accorreva gente a Gerusalemme. Vi era dappertutto grande eccitazione e fervore nella moltitudine; e vi era grande rabbia nei Capi giudaici, tanto che fino da questo momento pensavano come uccidere non solo Gesù, ma anche Lazzaro per reprimere la popolarità che si era fatta intorno a Gesù stesso (Io. 12, 10-11). Voi sapete il resto: Gesù, a Bethfage prima di entrare in Gerusalemme, monta sopra un asinello, e si avvia verso la città, e l’entusiasmo del popolo non si contiene più, e scoppia in applausi; in applausi espressi da acclamazioni speciali: Hosanna! cioè evviva al Figlio di David! benedetto Colui che viene nel nome del Signore! e va agitando le palme, cioè rami strappati dagli alberi, operazione questa che caratterizza la scena, e che per l’entusiasmo dei giovani e dei fanciulli si prolungò accompagnando essi Gesù fino al Tempio, con grande indignazione dei nemici di Lui, che prese alla fine le difese di quella turba giovanile: «Sì, disse allora il Maestro, dalla bocca di bambini è scaturita la lode», come Davide, in un suo salmo, aveva predetto (Ps. 8, 3). L’episodio delle palme segna perciò nel Vangelo un momento risolutivo, d’una importanza straordinaria: Gesù è riconosciuto, è proclamato Messia; è acclamato come il Cristo, tanto atteso, tanto amato. Ormai la vita, la storia, la sorte d’Israele non avrà più senso che in Lui. Gesù di Nazareth.

Ecco allora il senso, il valore di questa nostra solennità liturgica. Noi riconosciamo in Gesù di Nazareth il Messia, cioè il Cristo. Questa celebrazione significa per noi un grande atto di fede. Noi accettiamo, anzi noi esaltiamo il Messia, il Messia! Il Cristo salvatore, nell’umile Gesù, che nacque a Betlemme, che fino ai trenta anni visse a Nazareth come modesto artigiano, e che poi fu presentato e battezzato da Giovanni al Giordano, e cominciò a predicare il Regno di Dio, a fare miracoli strepitosi (come la moltiplicazione dei pani), a diffondere messaggi straordinari (pensate al discorso delle beatitudini), a risuscitare perfino i morti (pensate alla risurrezione di Lazzaro). Gesù è il Messia, è il Cristo, è il Re inviato da Dio, è il Figlio dell’uomo ed è il Figlio di Dio. La sua definizione è raggiunta! Quale sarà il seguito di questa certezza vedremo successivamente; il dramma messianico, nel suo aspetto pubblico universale e drammatico comincia qui: Gesù è il Cristo.

E voi, Figli carissimi, voi che dite? Oh! noi vi vediamo con la palma in mano, col ramo primaverile dell’ulivo in mano, pronti ad agitarlo con gesto festivo, che dice: noi siamo presenti! Siete presenti, giovani? avete scoperta la vostra ora messianica? avete capito che la soluzione vera della vita è quella offerta dal Vangelo, dalla Chiesa che lo predica, da Cristo, alla vita del quale voi potete essere uniti? avete espresso nel cuore e nell’azione la vostra adesione al duplice invito di Cristo, essere con Lui figli di Dio, cioè uomini illuminati sul senso della vita e del mondo, e così divinamente salvati; ed essere poi con Lui figli dell’uomo, cioè fratelli di quanti condividono la sorte di questa nostra esistenza ed hanno bisogno d’essere amati, serviti, curati?

Avete compreso la verità, la bellezza, la forza della fede, che il Cristo offre alla vostra singola personalità e alla famiglia umana, alla società intera a cui appartenete? Siete davvero agitatori dell’ulivo della pace e della giustizia? Sì? Allora noi vi diremo: Cristo è vostro! Non temete più! Neanche la croce, la sua croce, che Egli pure vi destinerà. Il trionfo regale di Gesù Cristo conduce anche alla Croce . . . Ma non temete, vi ripetiamo: la vita, la vera vita vi è così domani assicurata!

E voi, Ragazzi, avete compreso? Abbiamo detto che Gesù, prima della sua Passione e Morte e della sua Risurrezione, è stato, umilmente ma anche solennemente, riconosciuto come Re, successore del Re David, come Messia, cioè come Cristo, tanto che ora sempre lo chiamiamo Gesù Cristo, cioè come mandato da Dio per salvare il mondo, per salvare ciascuno di noi, per salvare proprio voi, ognuno di voi.

Voi riconoscete che Gesù è il nostro Salvatore? Sì? gli promettete di essergli sempre fedeli? Sì?

Allora adesso agitate in suo onore le Palme, e i rami d’olivo che tenete in mano, e gridate con noi: Evviva Gesù! evviva il Signore!

La Voce del Santo vi Augura una Buona Domenica delle Palme, gioisca ed esulti il vostro Cuore nell’incontro col Cristo Re dell’Universo.