Messaggero di Sant’Antonio, Natale 2014

E il verbo si fece carne. Quando il quotidiano si veste di sacro

Naz 12 copUna madre e un bambino di fronte a una mangiatoia. È l’Afghanistan di oggi, ma potrebbe essere la grotta di Betlemme. Il «Messaggero di sant’Antonio» sceglie di raccontare, nel numero di dicembre, un Natale diverso, non scontato. Un Natale lontano dai consumi, dalle luci, dalla frenesia. Perché c’è più Dio nelle pieghe riposte della realtà di quanto possiamo pensare. È questo il senso dell’immagine di copertina che richiama le dodici pagine del dossier sul Natale «E il verbo si fece carne», realizzato con le bellissime foto di Monika Bulaj e gli evocativi testi di Marina Corradi. Un titolo, e una scelta, spiegati nell’introduzione a cura di Sabina Fadel. «E il bimbo si fece pane. Per noi che abbiamo fame. Che non troviamo pace. Noi, vicini o lontani. Con gli occhi tondi o a mandorla. Noi, italiani o palestinesi. Noi, siriani o iracheni. Noi afghani, come le persone catturate dall’obiettivo di Monika Bulaj. Protagoniste di una sfida, quella di un quotidiano che si veste di sacro. Poste al centro di un presepe i cui personaggi sono legati insieme da cinque parole chiave, raccontate dalla giornalista e scrittrice Marina Corradi, che rimandano al cibo e al nutrimento. Perché l’anno che si appresta a iniziare porterà con sé una vasta riflessione sul nutrire, tema dell’esposizione universale (Expo) che verrà inaugurata a maggio».
Uno stupore, quello del Natale, che si rinnova ogni volta. Qui, come in luoghi lontani e sconosciuti. Tra noi, come tra persone che, con noi, non hanno nulla a che fare. Uno stupore immutato nel tempo, sempre uguale nel suo slancio, come scrive nell’editoriale il direttore del «Messaggero di sant’Antonio», fra Fabio Scarsato: «E io mio ritrovo ogni volta a commuovermi di fronte a questo disordinatissimo spettacolo divino, a questo presidio permanente di misericordia! E a pensare che nel presepe, grazie a Dio, c’è davvero posto per tutti. Per me, forse senza neanche un soldo di fede nelle mani. Per chi ha già Dio negli occhi. Per chi ora si accontenta di vedere il panorama da lontano…. Perché siamo tutti fogli scritti con l’inchiostro simpatico, quello che da bambini facevamo con il limone e che si rivela solo al calore di una fiamma. Quella del desiderio di Dio». C’è davvero posto per tutti. Anche per quelli che la vita ha portato sulla strada. Sono laureati, ma senzatetto, pieni di risorse, ma poveri. Li chiamano barboni, pezzenti, vagabondi. Loro, anziché abbattersi, hanno deciso di mettersi insieme. Ne è nata l’associazione «Indigenti attenti» al centro dell’articolo di Alberto Friso. «Non tutti hanno gli strumenti per reagire. Abbiamo creato un gruppo. Per darci speranza, per aiutare chiunque a riscoprire la propria dignità». Una dignità che ha scoperto tardi, da adulto, anche Shin Dong-Hyuk, l’unico prigioniero nato nel campo 14, il peggior lager del regime nordcoreano, che sia riuscito a fuggirne. Intervistato da Giulia Cananzi, Dong Hyuk afferma: «Nel campo non c’era spazio per cose come le emozioni. Noi non possedevamo nulla. Non potevamo mangiare altro se non un pugno di granoturco e una zuppetta annacquata. Una mia conoscente è stata picchiata a morte perché aveva rubato cinque chicchi di grano: tanto poco, esprime tutto». E nonostante questo, la sua storia (raccontata anche in un libro) è un inno alla fede e alla libertà: «Nonostante tutto prego, prego molto intensamente. Dio è la mia ultima speranza». E ancora: «Ricordatelo sempre: la libertà è un bene prezioso e difficile da mantenere. Non date per scontata la vostra libertà». Il numero di dicembre del «Messaggero di sant’Antonio» propone anche un’intervista, curata da Laura Pisanello, a Liliana Cavani, in occasione della messa in onda sulla tv nazionale del suo terzo film su Francesco d’Assisi. «Avvicinare Francesco in qualche modo addolcisce un poco certe nostre reazioni, le influenza – afferma la regista –. Francesco dice “beati i pacifici”. Qualcosa rimane sempre».

Ed è con questo augurio di pace che vi lasciamo, ricordandovi che, qualora lo desideriate, potete chiedere copia di questo numero natalizio della rivista dei frati del Santo direttamente all’Ufficio stampa.