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Napoli. Le reliquie dei Martiri di Otranto

Cattedrale di Otranto: Cappella dei Martiri

Cattedrale di Otranto: Cappella dei Martiri

Il capoluogo campano, conosciuto per il prodigio del sangue del santo patrono Gennaro, ha tra le mura delle sue antiche e decorate chiese i resti mortali di numerosi santi, tra questi ci sono anche i Martiri di Otranto. Quando si parla dei Martiri di Otranto si fa riferimento ai Santi Antonio Primaldo e 812 compagni martirizzati per non aver rinnegato la fede in Cristo.

Abitanti della cittadina di Otranto, che all’epoca contava solo 6mila abitanti, si videro costretti a difendere le proprie case dall’assalto dei Turchi guidati da Gedik Ahmet Pascià e poi, quando ormai avevano perso tutte le sicurezze della vita terrena, sostennero in maniera decisa la volontà di non voler rinnegare il loro credo.

Nel luglio del 1480 una flotta navale, composta da 150 imbarcazioni per un totale di 18mila soldati, si presentò sotto le mura della cittadina del salento e dopo un lungo bombardamento, a seguito di un attacco finale, Gedik Ahmet Pascià riuscì a sfondare le difese e espugnare il castello e tutti i territori circostanti. Le cronache dell’epoca riferirono dell’uccisione di tutti i maschi, che avevano più di quindici anni, mentre donne e bambini furono ridotti in schiavitù (12.000 i morti e 5.000 furono gli schiavi). I pochi superstiti si rifugiarono nella cattedrale a pregare con l’Arcivescovo Stefano Pendinelli ma ben presto furono raggiunti da Gedik Ahmet Pascià che ordinò a tutti di rinnegare la fede cristiana. Quando gli otrantini rifiutarono di accettare la sua richiesta irruppe nella cattedrale e iniziò con l’uccidere l’arcivescovo che fu fatto a pezzi con sciabole e scimitarre, e la sua testa, che era stata mozzata, fu infilzata su una picca e portata in giro per le vie della città. Il comandante della guarnigione Francesco Longo venne segato vivo e gli altri furono fatti prigionieri, mentre la cattedrale, per odio alla fede cristiana, fu trasformata in una stalla per cavalli. Dopo due giorni, il 14 agosto, Gedik Ahmet Pascià ordinò che tutti i superstiti fossero trascinati sul vicino colle della Minerva dove si sarebbero svolte le esecuzioni e costrinse i parenti ad assistervi.  Il primo a subire il martirio fu il sarto Antonio Pezzulla, detto il Primaldo, che dopo aver incoraggiato i suoi compaesani, sulla necessità di subire il martirio per testimoniare il proprio credo in Gesù Cristo, fu decapitato. Miracolosamente il corpo del Primaldo restò ritto in piedi e i carnefici non riuscirono ad abbatterlo fino a quando l’ultimo degli otrantini non fu martirizzato, le cronache raccontano che il turco Bersabeu, nel vedere quella decisa testimonianza di fede, si convertì al cristianesimo associandosi anch’egli al martirio degli otrantini (fu impalato dai suoi compagni turchi).

Cappella della Chiesa di Santa Caterina a Formiello in Napoli che custodisce i corpi dei Santi di Otranto

Cappella della Chiesa di Santa Caterina a Formiello in Napoli che custodisce i corpi dei Santi di Otranto

Dopo tredici mesi Alfonso d’Aragona, figlio del Re di Napoli, riconquistò la cittadina di Otranto, e nell’ottobre del 1481, il 13 del mese, i corpi dei martiri furono ritrovati incorrotti e traslati nella Cattedrale della città. Per l’importanza del martirio e per il coraggio dimostrato dagli otrantini, il Re di Napoli volle che una parte di quei resti venissero portati nella capitale, e cosi, dal 1485, riposano nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello (tra il 2002 e il 2003 una recognitio canonica ha stabilito che i resti sono autentici).

Il processo canonico di questi 813 santi iniziò nel 1539 e terminò il 14 dicembre del 1771 quando Papa Clemente XIV li dichiarò Beati e ne autorizzò il culto. Il 20 dicembre del 2012 Sua Santità Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il miracolo della guarigione della suora Francesca Levote. Nel concistoro dell’11 febbraio del 2013 (ricordato soprattutto per le sue dimissioni) Papa Benedetto XVI ha annunciato che sarebbero stati canonizzati il 12 maggio successivo, cosa che è avvenuta con una Solenne Celebrazione presieduta dal Santo Padre Francesco. 

G.R.