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Nono e Decimo Comandamento

Il Nono e Decimo Comandamento sono espressione dello stesso sentimento di “non desiderare” e quindi possono essere trattati insieme.

Nono Comandamento: “Non desiderare la donna d’altri”

Decimo Comandamento: “Non desiderare la roba d’altri”.

“Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”.

“San Giovanni distingue tre tipi di smodato desiderio o concupiscenza: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita” (cf.1Gv 2,16). La concupiscenza nel suo significato etimologico può designare ogni forma veemente di desiderio umano. 

Giovanni Battista è decapitato per aver condannato la convivenza tra Erode Antipa e la cognata Erodiade.

La purificazione del cuore. Il cuore è la sede della personalità morale. La lotta contro la concupiscenza carnale passa attraverso la purificazione del cuore e la pratica della temperanza. Dice: il “pastore Erma” conservati nella semplicità, nell’innocenza, e sarai come i bambini, i quali non conoscono il male che devastano la vita degli uomini. Con il battesimo si riceve la grazia della purificazione dei peccati poi bisogna continuare a lottare per difendere la purezza, bisogna lottare contro la concupiscenza della carne e i desideri disordinati. Con la grazia di Dio si giunge alla purezza del cuore: mediante la virtù e il dono della castità, che permette di amare con cuore retto e indiviso. Mediante la “purezza d’intenzione”, che permette di tener presente il vero fine dell’uomo. Mediante la “purezza dello sguardo”, esteriore e interiore. Mediante “la preghiera”. Inoltre la purezza esige il pudore, essa è una parte integrante della temperanza. La purezza cristiana richiede una purificazione dell’ambiente sociale. La purezza del cuore libera dal diffuso erotismo e tiene lontani dagli spettacoli che favoriscono la curiosità morbosa e l’illusione.

“Non desiderare la donna del tuo prossimo il mio amore e puro”. (Il mio amore e puro).

Questo comandamento richiama altri due comandamenti, il sesto e il decimo, il sesto richiama l’adulterio, che rompe il rapporto di una famiglia. Invece questo si riferisce soprattutto alla donna; devo prendere in considerazione l’amore che ha per un altro uomo, e ciò deve divenire per me un territorio proibito. Questo comandamento chiede di non nutrire alcun desiderio verso la donna dell’altro. Il sentimento che provo non mi autorizza ad impossessarmi di quella donna. Il nono comandamento considera i due soggetti, uomo e donna, sempre insieme, indicibilmente, ed io rispetto il loro amore senza intromettermi. L’osservanza del nono comandamento comporta un sano atteggiamento verso la sessualità. È questa è sempre in rapporto con il desiderio: quel desiderio che non e sano ma che vuole approfittare dell’istinto, io abuso e pecco contro la dignità di una donna. Gesù, parlando della purezza, non l’ha riferita in prima istanza alla sessualità, ma agli sguardi; Gesù ammonisce dal guardare con cupidigia una donna. Gli occhi di una persona ci rivelano ciò che in lei si nasconde. Ci sono occhi che trasmettono serenità, come pure occhi che trasmettono malizia e pronti a giudicare. La sessualità è un grande e prezioso dono di Dio, per il quale noi dobbiamo essere riconoscenti. Non devo desiderare, ma apprezzare e ringraziare.

Pace e bene nel Signore, P. Luciano Pugliese o.f.m.conv