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Ottavo Comandamento

“Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo”.

Le offese alla verità esprimono, con parole o azioni, un rifiuto ad impegnarsi nella rettitudine morale: sono profonde infedeltà a Dio e, in tal senso, scalzano le basi dell’Alleanza. Davanti a Pilato, Cristo, afferma di essere venuto a proclamare la verità e a testimoniarla. Il cristiano non deve vergognarsi della testimonianza da rendere al Signore. Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede. Le offese alla verità sono: la “Falsa testimonianza” e lo “spergiuro”. Il rispetto della reputazione delle persone rende illecito ogni atteggiamento che possa causare un ingiusto danno. Si rende colpevole di giudizio temerario, di maldicenza, di calunnia. “Le maldicenze” e “calunnie” distruggono la reputazione e l’onore del prossimo. “La iattanza” o “millanteria” costituisce una colpa contro la verità. “La menzogna”, consiste nel dire il falso con l’intenzione di ingannare. Nella menzogna il Signore denuncia un’opera diabolica. La menzogna è l’offesa più diretta alla verità. La gravità della menzogna si commisura alla natura della verità che esso deforma, alle circostanze, alle intenzioni del mentitore. La menzogna e per sua natura condannabile. È una profanazione della parola. La menzogna è una autentica violenza fatta all’altro. Il rispetto della verità: Il diritto alla comunicazione della verità non è incondizionato. Ognuno deve conformare la propria vita al precetto evangelico dell’amore fraterno. La verità ci rende liberi, e gioviale, perché non nascondiamo niente, ci rende aperti e disponibili, testimoni schietti e sinceri del Risorto.

<< Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo >> (Io sono sincero)

L’ottavo comandamento è stato messo soprattutto in relazione con la bugia, la menzogna. La teologia morale ha molto discusso su questo punto, si può o non si può dire la bugia o solo in certe occasioni. Non sono certo questi i  problemi che richiama l’ottavo comandamento, anche se occorre tenerne conto. Nell’antico Israele non esisteva la figura dell’accusatore ufficiale. << L’accusa veniva presentata da qualcuno che era stato testimone di un fatto illegale>>. I falsi testimoni potevano rovinare una persona, e di questo rischio il popolo d’Israele era consapevole, addirittura c’era la condanna a morte. Per questo la legge mosaica vuole difendere la dignità e il diritto di ogni individuo contro l’eventuale travisamento della verità nei suoi confronti. Al giorno d’oggi guardando l’origine dell’ottavo comandamento ancora ci sono i falsificatori di verità, specialmente se per guadagno. Ovviamente non è solo questione di verità o menzogna in sé, ma anche del fatto che il nostro dire può recare un grave danno al prossimo. Come le parole possono consolare ed incoraggiare, possono anche umiliare e offendere. A volte alcune parole si possono imprimere dentro, ed è poi  difficile guarire da questi fattori. Altro punto e quello delle bugie di necessità, che divenute abitudinarie possono recare danno. Questo comandamento ci invita ad essere leali e sinceri, prima con noi stessi e poi con il nostro prossimo, solo cosi si crea un linguaggio schietto e sincero, come Gesù ci chiede di avere un linguaggio credibile e chiaro per vivere in comunione con tutti. Anche se a volte sembra che la verità ci costa, non ci deve ostacolare, perché la verità ci rende liberi e felici.

San Giovanni Crisostomo

Dalle “Omelie” di san Giovanni Crisostomo. “Non stare dunque senza far nulla, anzi ogni giorno cerca di avanzare per tutte queste vie, perché sono facili, ne puoi addurre la tua povertà per esimertene. Ma quand’anche ti trovassi a vivere in miseria piuttosto grave, potrai sempre deporre l’ira, praticare l’umiltà, pregare continuamente e riprovare i peccati, e la povertà non ti sarà mai di intralcio. Ma che dico? Neppure in quella via di perdono in cui è richiesta la distribuzione di denaro, cioè l’elemosina, la povertà è di impedimento. No. Lo dimostra la vedova che offrì i due spiccioli. Avendo dunque imparato il modo di guarire le nostre ferite, adoperiamo questi rimedi. Riacquistata poi la vera sanità, godremo con fiducia della sacra mensa e con grande gloria andremo incontro a Cristo, re della gloria, e conquisteremo per sempre i beni eterni per la grazia, la misericordia e la bontà del Signore nostro Gesù Cristo.

Pace e bene nel Signore, P.Luciano Pugliese o.f.m.conv