Arzano. Sant’Agrippino eppur mi son scordato di te

Effige di Sant'Agrippino venerata ad Arzano

Effige di Sant’Agrippino venerata ad Arzano

Eppur mi son scordato di te, come ho fatto non so“, utilizzo la frase di una delle più famose canzoni di Lucio Battisti per iniziare questo articolo di “provocazione” nei confronti degli arzanesi, che hanno quasi del tutto dimenticato il profondo legame con il loro Santo Patrono Agrippino. La canzone, a dire il vero, continua affermando: “una ragione vera non c’è” ma per Agrippino le ragioni sono diverse. Inizio col chiarire che la figura di questo Santo Vescovo è quasi del tutto sconosciuta. Le uniche, poche, informazioni si trovano nel Chronicon o Gesta Episcoporum della chiesa napoletana (del VIII-IX secolo). Il testo, nel ricostruire la lista dei vescovi della cattedra di Napoli, inserisce Agrippino al sesto posto denominandolo amator patriae e defensor civitatis, dedito alla preghiera di intercessione per i cristiani della città e capace di operare miracoli. Sant’Agrippino, dal testo agiografico Vita S. Athanasii del X secolo, viene considerato primo patrono e difensore della città di Napoli, e si ritiene sia stato soppiantato, nel patronato, solo a seguito della traslazione delle spoglie di San Gennaro. Il calendario Marmoreo napoletano riporta alla data del 9 novembre il N(a)T(ale) S(ancti) Agrippini e, quindi, la Chiesa Universale ne ricorda la memoria in questo giorno. Non vi è certezza alcuna sul suo episcopato, solo il catalogo Bianchiniano riporta gli anni dal 218 al 225, al tempo dei papi Urbano e Ponziano. Nella Cattedrale di Napoli il Santo è ricordato con due busti argentei e uno marmoreo (su un pilastro della navata centrale).

Torniamo al nostro racconto: deciso a conoscere la figura e la devozione a Sant’Agrippino, su invito di un amico (nel 2014), ho visitato la Parrocchia a lui dedicata nel comune che lo onora come Patrono. Una chiesa che potrebbe bene essere definita monumentale, recentemente restaurata e posta in un angolo della piazza centrale, che ingloba al suo interno tre congreghe (che per le dimensioni degli ambienti possono a loro volta essere ritenute delle chiese). In una di queste, completamente avvolta e stravolta dal buio c’è la cappella che custodisce il venerato corpo della Martire e Vergine Santa Giustina (altra patrona di Arzano). Nel 1858 i Padri della Missione stavano traslando il corpo di questa martire da Trieste alla Sicilia e, secondo le credenze popolari, il carro, trainato da buoi, si sarebbe fermato ad Arzano, chiaro segno della volontà della santa di restare in quel luogo e proteggerne la popolazione. Il culto a questa Santa, alla quale durante i festeggiamenti di luglio viene dedicata la cosiddetta Tragedia di Santa Giustina, ha esautorato il culto ad Agrippino. Questa è la prima ragione dell’oblio al quale è stato costretto il Santo Vescovo, ma, parlando con i fedeli sono spuntate fuori anche delle diverse considerazioni. Abbiamo iniziato a chiedere dove la statua del patrono fosse conservata tutto l’anno, quale luogo accogliesse la sua effige, ma sembrava di parlare con tanti “stranieri in patria”, chi non lo sapeva, chi diceva che la statua è, per tutto l’anno, esposta a lato dell’altare, fino a quando, alcune giovani donne, vedendomi intento a leggere uno dei plastici che raccontano della parrocchia e del culto ad Agrippino, si sono avvicinate per indicarmi la bellissima foto (in bianco e nero) dell’altare, indicando più volte con la mano la statua del Santo troneggiare nella parete dell’abside. Ci hanno spiegato, poi, che le parole che il parroco ha pronunciato durante l’omelia, cioè il richiamo fatto agli arzanesi per aver dimenticato di onorare i patroni, in realtà ha una spiegazione anche nel comportamento dello stesso sacerdote che, per una ragione liturgica che non hanno saputo spiegare (la signora non riusciva a capacitarsene), ha letteralmente “spodestato” la statua del patrono dalla sua nicchia e l’ha sistemato in una cappellina laterale insieme alla statua di Santa Giustina e di altri 6 o 7 santi. Insistendo, neanche troppo, sul perché di tale scelta la signora ha tuonato: “dice che al centro c’è solo Gesù, che tutte le chiese sono di Gesù e quindi Sant’Agrippino non doveva stare più li”.

Concerto per Sant'Agrippino

Concerto per Sant’Agrippino

Ovviamente il parroco don Luigi Bosso (trasferito, ad altra sede, nel settembre del 2015) avrà sicuramente dato delle motivazioni più chiare e solide alla sua scelta ma, nella considerazione popolare, spostare la statua è stato come confermare che Agrippino non è più da considerare Patrono e, così, il culto invece che rinverdirsi è andato più velocemente a decadere. Occorre dire che ho sperimentato in prima persona l’amore che si nutre per Santa Giustina, una signora che era nella cappella (pregava, completamente al buio, vicino ad un Cristo deposto) ha insistito perché usando le torce dei cellulari potessimo salire le scale che conducono all’urna che contiene il corpo decapitato di Santa Giustina e quando, in seguito, ne ho parlato con una anziana signora, questa ha fatto di tutto per cercare di capire in che modo poteva essere illuminata la cappella. Purtroppo anche lei non è riuscita ad ottenere che la luce diradasse le tenebre e quindi dovendosi arrendere alle circostanze ha iniziato a raccontare della Tragedia organizzata a luglio e di tante altre manifestazioni della devozione popolare che si stanno recuperando nella zona pastorale di Arzano-Centro, che unisce le tre parrocchie di Sant’Agrippino, SS. Annunziata e Sacro Cuore. La foto a lato è stata scattata il 9 novembre del 2014 e mostra il concerto di un quartetto di mandolino-mandola-chitarra con la partecipazione della soprano Antonietta Terracciano, organizzato dall’Associazione Agrippinus per commemorare il Santo Patrono.

                                                                                  G.R.