Secondigliano. La Vergine dei dolori torna tra la gente che la chiama “Mamma”

Come da tradizione Secondigliano, antico casale di Napoli, si prepara a celebrare la sua “mamma“. L’Addolorata, che la Chiesa Universale ricorda il 15 settembre, è legata in modo viscerale con i Padri Missionari dei Sacri Cuori e la sua storia non può disgiungersi da quella del venerato fondatore San Gaetano Errico, che da un’apparizione si sentì spinto a realizzare la statua e diffonderne il culto.

Nato il 19 ottobre del 1791, Gaetano era il secondogenito di nove figli, il papà Pasquale era un artigiano della produzione di maccheroni, la mamma Maria Marseglia tesseva la felpa. Ordinato sacerdote il 23 settembre del 1815, dal Cardinale Ruffi Scilla, gli venne assegnato il compito di maestro comunale e si dedica, da subito, al servizio pastorale nella chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano.  

Vergine Addolorata di Secondigliano

Vergine Addolorata di Secondigliano

Ogni anno, da sacerdote, si ritira a Pagani (Salerno), nella casa dei Padri Redentoristi, per gli esercizi spirituali. Nel 1818, mentre prega sul coro, avviene un fatto destinato a cambiare il corso della sua vita, gli appare Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e additandogli l’immagine di Maria gli comunica che Dio lo vuole fondatore di una Congregazione religiosa e gli offre come “segno” la costruzione, in Secondigliano, di una Chiesa in onore della Vergine Addolorata. Il 9 dicembre del 1830 la Chiesa è benedetta. Terminata la costruzione, Don Gaetano Errico commissiona a Francesco Verzella una statua in legno dell’Addolorata. La statua fa il suo ingresso in Secondigliano nel maggio del 1835 e d’allora continuano ininterrotti il pellegrinaggio e la devozione dei fedeli verso l’Addolorata di Gaetano Errico, i secondiglianesi nelle pestilenze, nelle eruzioni, nei pericoli delle guerre e in tutti i bisogni spirituali e temporali, la invocano fiduciosi e ne riconoscono la materna protezione. Negli anni seguenti, mentre don Gaetano prega sul medesimo coro di Pagani, davanti al Santissimo Sacramento, il Signore gli manifesta che la nuova Congregazione “dev’essere istituita in onore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria“, da allora divenne l’apostolo dell’amore misericordioso del Cuore di Gesù e Maria. La vita di San Gaetano fu un continuo di preghiera e penitenza. Nei venerdì e sabato limitava i suoi pasti ad un solo piatto di minestra. Tutti i mercoledì e in molte vigilie preferisce invece il digiuno a pane ed acqua. Spesso dorme per terra e porta “un cilicio che cinge la sua persona: petto, braccia e gambe” e “usa discipline di cordicella e di ferro di varie specie“.

San Gaetano è morto a Secondigliano, all’età di 69 anni, il 29 ottobre del 1860. Nel dicembre 1876 il Papa Leone XIII lo dichiara Venerabile e il 4 ottobre del 1974 Paolo VI ne riconosce l’eroicità delle virtù. San Giovanni Paolo II il 14 aprile del 2002 lo ha proclamato Beato e il 12 ottobre del 2008 Papa Benedetto XVI lo ha canonizzato fissando la sua memoria liturgia per il 29 ottobre.

Sant'Alfonso Maria de Liguori

Sant’Alfonso Maria de Liguori

La statua della Vergine Addolorata fu realizzata da Francesco Verzella, uno dei più valenti scultori di statue lignee del tempo, che lavorava in una bottega artigiana accanto la chiesa di San Nicola del Pozzo. Sul finire del 1834 Don Gaetano Errico gli aveva esposto la sua idea pregando l’artista di scolpire un volto dell’Addolorata molto bello. Il Verzella produsse un volto dai lineamenti perfetti e l’espressione dolcissima ma Don Gaetano nel vederlo non era soddisfatto, la tradizione narra che lo fece modificare ben 16 volte e soltanto alla diciassettesima volta, illuminandosi in volto, disse: “Così era“. San Gaetano non volle mai parlarne ma in una relazione ebbe modo di scrivere: “apparvemi il Beato Alfonso… avendo a fronte l’immagine di Maria SS.ma“.

La Vergine scolpita dal Verzella, in dimensione naturale, dal cui volto spira un dolore profondo ma rassegnato, è seduta, con le mani poggiate sulle ginocchia, su di un masso ai piedi di una croce al cui lato sono deposte una lancia ed una spugna. Alla sua sinistra un angelo cerca di consolarla, mentre alla sua destra un angioletto la fissa con occhi lacrimosi ed un altro, per consolarla, si unisce al suo pianto. Sul masso si vedono chiodi, tenaglie, martelli e corona di spine, strumenti della Passione.

Di seguito pubblichiamo l’inno in napoletano che i fedeli cantano alla “mamma” Addolorata:

Il popolo di Secondigliano che riconosce l’Addolorata non solo quale madre ma anche come propria Regina si attivò per solennizzare il Centenario dell’arrivo dell’immagine taumaturga e cosi riuscì ad ottenere dal Capitolo Vaticano, nel 1935, il decreto per Incoronarla. Di seguito il video storico dell’evento: